Bad boys for life

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Bad boys for life
I Bad Boys Mike Lowrey e Marcus Burnett sono di nuovo insieme per un'ultima corsa.
Bad boys for life
(id)
Regia: Adil El Arbi, Bilall Fallah
Cast: Martin Lawrence, Will Smith, Vanessa Hudgens, Alexander Ludwig, Charles Melton.
Genere: azione, commedia, thriller
Durata: 113 min. - colore
Produzione: USA (2020)
Distribuzione: Warner Bros Italia
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Nonostante l’età e i logoranti anni di servizio, Mike va a tutto gas. Marcus invece è diventato nonno e culla col nipote l’idea della pensione. Investigatori da sempre e amici per sempre, sorvegliano Miami e assicurano i cattivi di turno alla giustizia. Ma è da lontano che arriva il pericolo e colpisce in pieno petto Mike. Vittima di un sicario misterioso e di un passato burrascoso, Mike sopravvive grazie ai medici e al voto di Marcus, che ha giurato su Dio di non impugnare più un’arma. Le cose andranno altrimenti, perché Mike è deciso a scoprire chi lo voleva morto e Marcus non potrà fare a meno di aiutarlo. Con buona pace di Dio e brutta fine dei cattivi.

Niente di nuovo sotto il sole della Florida, Will Smith è una testa calda che spinge a fondo sull’acceleratore e Martin Lawrence un pavido che sposta il piede sul freno. Qualche anno dopo li ritroviamo fianco a fianco in una Porsche cangiante che lavora a pieno regime come la macchina dei reboot hollywoodiana.

Con Top Gun: Maverick e Space Jam 2, in uscita a breve, torna un blockbuster degli anni Novanta a cui francamente non avevamo più pensato. Buddy cop movie firmato due volte da Michael Bay (Bad Boys, 1995; Bad Boys II, 2003), Bad Boys for Life è diretto questa volta da Adil El Arbi e Bilall Fallah. Insieme sui banchi e ‘sulla strada’, il duo fiammingo riprende il volante del kitsch solare che ha preceduto i blockbuster (o)scuri inaugurati da Christopher Nolan.

La terza volta dei bad boys sembra uscire da una bolla temporale. Sotto le ruote di Will Smith scorre la Miami degli anni Novanta, con le sue auto rombanti, i motoscafi scintillanti e i suoi poliziotti in camicia a maniche corte. Ma il tempo ha inciso sugli eroi, i corpi sono appassiti (Mike si tinge il pizzetto, Marcus si è appesantito) e il cinema d’azione pure. L’obsolescenza di questo seguito tardivo si converte naturalmente in una risorsa comica e narrativa. Costruito ieri sull’opposizione tra un padre di famiglia razionale e un seduttore impenitente, lo scambio verbale dei due superpoliziotti riposa oggi sull’invecchiamento, assunto o negato, percepibile o dissimulato. Difficile fare altrimenti, Martin Lawrence è sconfortante come il suo personaggio e i suoi tempi comici, perduti con la forma fisica. Fragile, piagnone, privo di una vita sessuale e praticamente impotente, si lascia maltrattare dal film fino a farsi quasi dimenticare.

La caratterizzazione dei suoi eroi è d’altronde un problema di taglia. Il racconto non risparmia nessun affronto a Martin Lawrence per meglio consacrarsi alla gloria (in discesa) di Will Smith, che attira tutta la simpatia dell’impresa e la problematicità di una teoria. Interpretato con la medesima coolness da Will Smith, Mike si misura con la perdita di efficienza fisica in piena risonanza col suo interprete. Ancora una volta (Gemini Man) Hollywood interroga la presenza fenomenica dell’attore al tempo delle tecnologie mimetiche (performance capture, deepfake). A cosa serve un corpo reale, per giunta fallibile e invecchiato, quando si può ‘copiarlo’, rifarlo meglio?