28 ANNI DOPO (v. m. 14)
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Sono passati quasi tre decenni da quando il virus della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche e ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono riusciti a sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di sopravvissuti vive su una piccola isola collegata alla terraferma da un’unica strada protetta anche dall’alta marea che la ricopre. Quando uno di questi lascia l’isola per una missione diretta nel profondo della terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori che hanno mutato non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.
Siamo nel mondo creato nel 2002 da 28 giorni dopo in cui si riunisce l’affiatata coppia formata da Danny Boyle e Alex Garland, regista e sceneggiatore. 28 anni dopo è un film calato nella contemporaneità che utilizza un’estetica immersiva e molto coinvolgente.
28 anni dopo sorprende fin dalla sua prima inquadratura che, appunto, inquadra una puntata dei Teletubbies alla tv in cui gli strambi personaggi, che hanno fatto la storia della tv per i più piccoli e il cui grado di horror paradossale è stato sottolineato anche da Bret Easton Ellis, intrattengono un gruppo di ragazzini in una stanza. Ma, subito dopo, nella stanza accanto, i genitori vengono colpiti dagli infetti. Siamo nel mondo creato da 28 giorni dopo con il virus della rabbia fuggito da un laboratorio di armi biologiche che ha costretto la comunità internazionale a mettere la Gran Bretagna in quarantena. Tre decenni dopo una comunità di sopravvissuti si è asserragliata in un’isola, della grande isola, e vive come in un distopico passato ripiombato in uno stadio preindustriale.