LA COMMEDIA DEGLI ERRORI

evento concluso

adattamento dal testo di William Shakespeare di e con Daniele Marmi e Alessandro Marini, regia Eugenio Allegri

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Il testo di William Shakespeare

La commedia degli errori viene rappresentata per la prima volta nel 1594. Si dice che sia la prima opera scritta da Shakespeare, ispirato dai modelli classici, su tutti i Menaechmi e l’Anfitrione plautini. Il poeta però raddoppia: alla tradizionale coppia di gemelli protagonisti ne affianca una seconda formata da due servi.
Il mercante siracusano Egeone viene condannato a morte per essersi presentato nella città nemica di Efeso: al duca racconta di essere arrivato in città alla ricerca di suo figlio Antifolo. Questi è partito anni prima da Siracusa alla ricerca del fratello gemello, le cui tracce si erano perse in un naufragio, quando erano ancora neonati. Nello stesso incidente anche il suo compagno di viaggio, il servo Dromio, ha smarrito il gemello e ha seguito il suo padrone Antifolo nella speranza di poter ritrovare il fratello. Egeone non sa che i due sono approdati proprio a Efeso e che nella stessa città vivono anche gli altri gemelli: stesso nome, stesse sembianze. L’ arrivo di Antifolo e Dromio a Efeso ha innescato una serie di scambi di persona e di errori appunto, che aumentano vorticosamente fino al momento risolutivo finale, in cui tutti i personaggi compaiono sulla scena: i gemelli capiscono l’origine di tutti gli equivoci di cui sono stati vittime e sono finalmente riuniti, il padre viene graziato dal duca e ritrova la moglie, anch’ella data per dispersa in quel tragico naufragio.
La storia di Egeone è una novità rispetto alla struttura classica di commedia a cui si rifà Shakespeare. È una cornice alla vicenda principale, è una spada di Damocle sotto la quale si svolgono le peripezie dei gemelli, ignari della presenza del padre in città e soprattutto della condanna che pende sulla sua testa.
Ecco la novità di quest’opera, ecco la rivoluzione di Shakespeare: permeare della sua sensibilità moderna l’impianto classico della commedia dei simillimi. Agli occhi dello spettatore contemporaneo, poi, l’esasperazione tragicomica dello scambio di persona e del tema del doppio non può che riportare alla mente le atmosfere inquietanti di certe opere di Kafka o del teatro di Pirandello.
Ma c’è di più. La ricerca dell’altro – vero motore dell’azione, da cui scaturiscono gli errori – può leggersi oggi come angosciosa ricerca di se stessi, attraversamento di un tunnel. La fine di un incubo. Il superamento della crisi.
La perdita di identità è in fondo un tema non più ascrivibile al semplice gioco comico e se già in Shakespeare La commedia degli errori pare quasi venarsi di inaspettati significati tragici, per noi è allegoria di un essere umano sempre più straniato da sé e dagli altri, che corre contro il tempo ed è posseduto dall’errore.

 

Eugenio Allegri. I primi appunti di regia

• La prima cosa da tener presente è che si tratta di una delle prime commedie di Shakespeare, dunque di un’opera giovanile: per questa ragione si può pensare di metterla in scena appunto con giovani attori.
• Altra riflessione riguarda il riferimento a Plauto, in particolare ai Menaechmi e dunque a una visione decisamente comica della vicenda, che tuttavia inizia con i connotati di una tragedia (naufragio, perdita di figli, approdo a nuova vita). La prima scena, infatti, può essere parodiata come una sorta di alto incipit tragico, che subito dopo svela una bassa condizione tragicomica (quasi come in certi film di Chaplin – dove però tutto avviene in una dimensione urbana e moderna – o in certe opere dei Monty Python).
• Immaginiamo un giovane Shakespeare apprendista stregone nel campo della drammaturgia, che si rifà a un teatro colto, affascinato dai meccanismi classici degli scambi di persona, dei simillimi. Rispetto al modello plautino già citato, Shakespeare non si limita a scrivere un adattamento, bensì aggiunge, amplifica, “raddoppia il doppio” dei protagonisti: ai gemelli, scambiati l’uno per l’altro durante una giornata di febbrili equivoci, accosta due servi, anch’essi gemelli e non distinguibili fra loro, moltiplicando così gli effetti di comicità e di confusione. Al tempo stesso immerge la vicenda farsesca e di scambi d’identità in un contesto esotico, fiabesco, da vero e proprio romance: una Efeso di stregoni e di incantesimi e un tempo degli equivoci scandito da un invisibile metronomo, vago e inquietante come nei sogni.
• Galleria di specchi e di metamorfosi delle commedie giovanili shakespeariane, nello spettacolo abbondano i travestimenti, gli scambi di persona, i supposes. L’azione è provvista di una sorta di cornice, rappresentata dal colore sentimentale, stilistico e cromatico di ogni scena. Ritmi dei dialoghi e delle azioni che cambiano in continuazione; colori dei costumi di volta in volta adeguati; utilizzo di diverse tecniche teatrali, compreso l’eventuale uso di pupazzi come “doppio del doppio”; scenografia che cambia lo spazio e l’ambiente attraverso semplici e rapidi movimenti.
• In quello stesso “raddoppiare il doppio” messo in atto da Shakespeare, possiamo ritrovare la ragione per cui questa versione de La commedia degli errori può essere interpretata da due soli attori, senza che ciò avvenga per il trito meccanismo del “teatro nel teatro” (stratagemma ormai tristemente consumato per denunciare presunte o reali impossibilità produttive o artistiche). La condizione dei due protagonisti è vera, reale ed esprime un bisogno, una necessità giovanile di rapportarsi all’altro, di scoprire l’altro e altro nell’altro. I due protagonisti non denunciano il loro stato di attori – altri da sé – bensì di esseri umani in quanto tali: con le proprie necessità, ansie, debolezze, follie, ilarità, scontri, malesseri, inquietudini, collere. Tutto ciò accade insomma a dei giovani che affrontano da soli, senza cercare una guida, la propria vita e che, confidando in un destino gioioso, non disdegnano di misurarsi con la propria crescita, per ridisegnare continuamente il futuro che li aspetta. Da questa crescita scaturisce, quasi inconsapevolmente, il gioco del teatro, luogo in cui, nel bene e nel male, si sperimenta e si definisce la realtà delle cose, talvolta incappando in degli errori. Chi se non un giovane è autorizzato a compierne?
• Già in Plauto (a sua volta non un vero e proprio inventore d’intrecci, ma autore che raccoglie la ricca tradizione della commedia greca) si parla di doppi, e non solo di casuali somiglianze. Occorre perciò prendere come riferimenti il mito di Narciso; quella ricca produzione di simulacri che la letteratura classica ci racconta gli dèi creassero di se stessi, ad immagine dei viventi; le apparizioni nei sogni; i fantasmagorici ritorni dei defunti sotto forma di ombre. Alla fine de La commedia degli errori Adriana vede due mariti di fronte a sé, e il Duca, perplesso, si chiede quale fra quei due Antifolo sia l’uomo in carne ed ossa, quale lo spirito, e chi possa distinguerli. L’enigma dello sdoppiamento acquista in questo caso sensi diversi e prova ne è l’operazione complementare dello smascheramento: la spiegazione degli equivoci, la fine degli incubi, la soluzione che automaticamente si presenta quando i due gemelli, finalmente, appaiono non più l’uno al posto dell’altro, ma uno accanto all’altro.
Eugenio Allegri – febbraio 2018

 

Daniele e Alessandro

Daniele Marmi e Alessandro Marini si conoscono nell’estate del 2011 in occasione dei provini per Rusteghi – I nemici della civiltà, una produzione del Teatro Stabile di Torino con la regia di Gabriele Vacis. Lo spettacolo è un successo nazionale e nelle due successive stagioni teatrali vede Daniele e Alessandro protagonisti, al fianco di attori come Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso e Jurij Ferrini.
La lezione artistica di Vacis risulta una tappa fondamentale nella formazione di Daniele e Alessandro e costituisce la base di un’amicizia e di un’intesa scenica che anno dopo anno diventano sempre più forti.
Daniele, aretino, classe 1985, sin da piccolo si è appassionato al mondo del Teatro coltivando la sua naturale propensione per la comicità e mettendo in luce da subito il suo talento in diversi generi, dal cabaret alla commedia. Si è diplomato alla Scuola Internazionale Circo a Vapore di Roma, è già approdato alla televisione nel trio comico Progildan, ha fondato ad Arezzo la compagnia teatrale La Filostoccola.
Alessandro è nato a Genova nel 1986. Da bambino è conquistato dal mondo incantato di Emanuele Luzzati al Teatro della Tosse. Più tardi, folgorato dal Gabbiano di Nekrosius, decide di diventare un attore. Si diploma ventiduenne alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova e, dopo aver lavorato in diverse produzioni di teatro ragazzi con il Teatro Cargo e il Teatro dell’Archivolto di Genova, entra nel cast di Rusteghi. Nei successivi anni entrambi sono ancora impegnati a Torino nelle produzioni del Teatro Stabile, e, in particolare, nel 2014 sono protagonisti della serie teatrale 6Bianca con la regia di Serena Sinigaglia.
Ad oggi Daniele Marmi può vantare diverse collaborazioni con il Teatro Stabile di Torino (L’avaro, Cyrano, Come vi piace, Il nome della rosa), con il Teatro Elfo Puccini (Morte di un commesso viaggiatore) ed è uno dei volti della serie Sky I delitti del Barlume.
Alessandro Marini, oltre agli spettacoli realizzati a Genova e a Torino, ha lavorato con Eimuntas Nekrosius (Fedra. An impression, Theatre Bridges) e ha partecipato al Teatro Laboratorio della Toscana diretto da Federico Tiezzi, regista con cui tuttora collabora (Al pappagallo verde, Il ritorno di Casanova).
L’associazione culturale La Filostoccola ha base ad Arezzo, dove nel 2012 ha fondato il Teatro Virginian, che programma ogni anno una rassegna di prosa di richiamo nazionale e laboratori di recitazione tenuti dai membri della compagnia o da ospiti esterni.
La commedia degli errori è il primo lavoro in proprio dei due, che vengono stregati – come i protagonisti Antifolo e Dromio – dalla mirabolante favola scenica di William Shakespeare, intuendone, oltre al già noto potenziale comico, la straordinaria attualità. La perdita dell’identità, il tema classico del doppio, qui rivisitato con sensibilità moderna, la ricerca dell’altro come metà perduta, l’inquietudine e la malinconia che inaspettatamente contaminano la comicità del testo, sono i principali motivi di interesse in quest’opera. E proprio dall’approfondimento di questi motivi nasce l’idea di mettere in scena lo spettacolo con due soli attori: per giocare con lo sfrenato meccanismo drammaturgico degli equivoci e perché alle peripezie dei protagonisti della “commedia degli errori”, si affianchi la storia di due amici che trovano nel Teatro il punto di incontro più alto.